Indipendenza energetica e crescita demografica

Indipendenza energetica e crescita demografica

Con l’aumento esponenziale della crescita demografica aumentano anche le risorse di cui abbiamo bisogno per vivere. Ma cosa si intende per indipendenza energetica?

Partiamo da una citazione:

“La scienza non è nient’altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità.”
(Nikola Tesla)

INDIPENDENZA ENERGETICA E POPOLAZIONE MONDIALE

Quanti siamo sulla Terra? A quanto ammonta la popolazione del nostro pianeta?
Il grafico ci viene incontro e ci dice che oggi siamo arrivati ad essere 7 miliardi di persone. Non solo. Ci dà un dato ancora più importante. Ci dice che dall’anno Zero fino alla prima metà del XVIII Secolo (1750), la popolazione è cresciuta pochissimo. Solo negli ultimi due secoli e mezzo essa è esplosa. Fino ad arrivare al numero che è oggi e che, molto probabilmente, è destinato ancora a crescere.

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                                                                                                [Fonte: segnalidivita.com]
Quali sono le conseguenze di tutto ciò?

La conseguenza più ovvia è che più siamo, più abbiamo bisogno di risorse per soddisfare i nostri bisogni: cibo, acqua ed energia.
E dei 7 miliardi di persone che siamo, non tutti hanno oggi accesso alle risorse. I paesi più industrializzati hanno raggiunto ormai consumi esorbitanti, a causa della qualità della vita a cui si sono abituati.
Dall’altra parte del mondo, invece, ci sono i paesi in via di sviluppo che si stanno ammodernando solo ora. Orientandosi verso una società altrettanto consumista, e che guardano ai paesi d’occidente con il desiderio di imitarli. Quindi siamo noi, abitanti dei paesi “sviluppati”, i loro esempi di vita. Esattamente come spesso i genitori lo sono per i figli. Capite che è una grande responsabilità che ognuno di noi non può far finta di ignorare.

INDIPENDENZA ENERGETICA ED UTILIZZO DELLE FONTI DI ENERGIA

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[Fonte: oronero.wordpress.com]

Il secondo grafico ci mostra infatti che, al pari della crescita demografica è cresciuto in modo esponenziale anche l’utilizzo di tutte le fonti di energia. Il grafico ci mostra nel dettaglio la ripartizione tra le diverse fonti.

Indipendenza Energetica e inquinamento atmosferico

Insieme a tutti questi consumi sono aumentati chiaramente anche gli effetti collaterali legati alla produzione di energia. E nella maggior parte dei casi è basata sul bruciare combustibili fossili. Bruciare combustibili produce gas di scarico, anidride carbonica, fumi, polveri sottili. Questi rimangono nell’aria, inquinando l’ambiente.

 

INDIPENDENZA ENERGETICA E FONTI DI ENERGIA NON RINNOVABILI

Al di là delle conseguenze sull’ambiente, che tutti noi conosciamo e alle quali tutti energia-non-rinnovabilenoi siamo sensibili, c’è un altro problema, che molti di noi invece ignorano. Ossia il fatto che le risorse che oggi stiamo sfruttando per creare energia si stanno esaurendo. Si tratta di fonti di energia non rinnovabili, come il petrolio o il gas naturale, il cui processo di formazione, sottoterra, richiede migliaia di anni. Perciò, una volta che li avremo estratti tutti, rimarremo a secco.
Oggi è curioso notare che le notizie sui giornali o in televisione si soffermano più sui dati economici legati al consumo di tali risorse. Per esempio, ci informano quotidianamente sull’oscillare del prezzo di un barile di petrolio. Al contrario, non ci parlano praticamente mai di quanto petrolio o gas sia ancora disponibile. Perché se lo sapessimo, molto probabilmente cominceremmo a preoccuparci.
Per fortuna c’è chi questi dati li studia, e si prefigge il compito di divulgarli, per sensibilizzare la gente sulla necessità di invertire la marcia, e trovare nuove fonti di energia fin da ora, sia per un rispetto dell’ambiente, sia perché altrimenti ne rimarremmo ben presto a secco.

“ASPO”-ASSOCIATION FOR THE STUDY OF PEAK OILpetrolio-discesa-senza-fine

ASPO (Association for the Study of Peak Oil), per esempio, è un’associazione scientifica il cui scopo principale è lo studio del consumo del petrolio. Insieme alle sue gravi conseguenze sui sistemi ecologici, economici e sociali, e della mitigazione di questi effetti. I dati da loro raccolti ci dicono che abbiamo già da tempo superato il “picco” di produzione di petrolio (e anche di gas).

Ma che cos’è il picco?

Il “picco del petrolio” è il momento in cui la produzione petrolifera di una regione, di una nazione o del mondo raggiunge il suo massimo. Dopo questo punto, essa declina inesorabilmente, con conseguenze sulla disponibilità di energia. Una fondamentale prova della correttezza di questa teoria fu data da Martin King Hubbert, rinomato geofisico statunitense, che nel 1956 predisse correttamente che il picco della produzione petrolifera degli Stati Uniti sarebbe avvenuto intorno al 1970. Quello mondiale è stato raggiunto intorno al 2010.
Infatti le scoperte di nuovi giacimenti hanno raggiunto il loro massimo storico verso la metà degli anni Sessanta. Da allora sono in declino. È dal 1985 che si consuma più petrolio di quanto non se ne scopra. E nei prossimi 30 anni la produzione calerà almeno del 50%. Ciò significa che siamo prossimi al suo esaurimento. E se consideriamo che oggi il 90% dei trasporti è alimentato a petrolio, la situazione è preoccupante. Tra l’altro, i dati che emergono da chi lavora o ha lavorato nel settore petrolifero sono ancora meno ottimisti di quelli delle varie associazioni scientifiche.

Ci troviamo quindi a un punto di svolta. O meglio: lo abbiamo già passato.

Non ci resta dunque molto tempo per capire come andrà.

 

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