Caccia alle terre: l’accaparramento e la speculazione

Land Grabbing” è il titolo di un libro scritto dal giornalista d’inchiesta Stefano Liberti e che espone uno dei fenomeni più recenti della nostra economia: l’accaparramento di terre.

COSA SIGNIFICA ACCAPARRARSI LE TERRE?terre-accaparr

Vuol dire impossessarsi fisicamente di un’estensione più o meno grande di terreno, al fine di sfruttarlo per la coltivazione. Questo mercato ha cominciato a svilupparsi e crescere in modo impressionante negli ultimi anni. Proprio quando il mercato finanziario stava subendo un momento di crisi e aveva bisogno di nuovi business. Il “land-grabbing” sta coinvolgendo molti investitori privati (le banche in primis!) ma anche istituzionali. Come alcuni stati che hanno insufficienti terre coltivabili all’interno dei propri confini nazionali. In modo da garantire approvvigionamento alimentare a tutta la propria popolazione.

Quali terre sono soggette all’accaparramento?

Di certo non quelle europee né quelle degli altri paesi già industrializzati. Le terre oggetto di questo fenomeno sono quelle dei paesi del terzo mondo, come quelli africani. Lì è pieno di campi da coltivare. Magari attualmente occupati da qualche tribù di contadini che non hanno nemmeno un atto di proprietà per rivendicarne il possesso o il diritto ad occuparli. E allora, per il rappresentante istituzionale di uno stato occidentale che si presenta in giacca e cravatta diventa facile stringere un accordo commerciale con i politici dello stato africano in questione. Con cifre irrisorie e in poco tempo ci si accaparra letteralmente l’esclusiva di sfruttamento di un terreno per la durata di decenni.

Qualche esempio

I paesi arabi, consci di non avere molti terreni fertili, hanno cominciato da tempo a cercare nuove aree coltivabili in Africa. E così ha fatto la Cina. Lo stato asiatico ha fatto una stima del boom demografico di cui sarà protagonista nei prossimi anni. Ed inoltre una stima di quelli che saranno i fabbisogni alimentari della sua popolazione. «Quanti saremo? Quanto mangeremo? Ok, le terre coltivabili che abbiamo adesso in patria non ci basteranno più. Andiamo a comprarne di nuove in Africa», si sono detti.

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landgrabbing-1LE ISTITUZIONI E IL FENOMENO DI ACCAPARRAMENTO DELLE TERRE

Oltre agli stati, ci sono anche altri tipi di istituzioni che stanno facendo questo tipo di operazione. Si tratta prevalentemente di multinazionali e di società del mondo finanziario. Nel loro caso, l’investimento è dettato da ragioni di natura commerciale. Si sono resi conto che il mercato del futuro, quando la popolazione crescerà ancora più di quanto sia già cresciuta finora, si orienterà in gran parte sul settore alimentare. Se la popolazione aumenterà e la terra è sempre quella, significa che il cibo disponibile per ciascuno di noi sarà sempre meno. Si andrà sempre più verso la scarsità e, quindi, verso l’aumento dei prezzi.

Goldman Sachs, Deutsche Bank e tante altre banche e multinazionali hanno spostato parte del loro portafoglio di investimento speculativo su qualcosa di più sicuro e tranquillo. E che, secondo le loro stime, darà loro una rendita molto alta nei prossimi anni: la terra.

Il caso della Daewoo.

La Daewoo è una multinazionale coreana impegnata in attività di diverso genere. Tra le quali, ad esempio, la produzione di automobili e di navi e la realizzazione di prodotti elettronici e di precisione per l’industria. Nel 2008 l’azienda coreana firmò un accordo con il governo del Madagascar. Secondo quanto stipulato Daewoo avrebbe acquisito l’esclusiva di sfruttamento di 1.3 milioni di ettari di terre presenti nell’isola africana. Per i successivi 99 anni. In Madagascar il totale delle terre coltivabili ammonta a 2.5 milioni di ettari. Questo significa che la Daewoo si era aggiudicata la gestione di più della metà delle terre coltivabili sull’isola!

E come avrebbe dovuto utilizzare quelle terre, la Daewoo?

Secondo l’accordo siglato dalle due parti, quelle terre sarebbero dovute diventare monocolture intensive di cibo e di biocarburante.

«A quale prezzo?», ti chiederai ora.
A meno di 3 dollari all’ettaro all’anno. Per un periodo di 99 anni!

Con quali garanzie su queste terre?

Solo una: quella di costruirvi anche delle infrastrutture che contribuissero al progresso tecnologico dell’isola. Costruzione di porti, autostrade, impianti di irrigazione, linee elettriche, scuole, ospedali (oltre a quella di fornire chissà quali vantaggi o favori ai politici locali).

Questo fatto ha scatenato la curiosità del Financial Times, che nel 2008, in concomitanza con la chiusura dell’accordo, avviò un’inchiesta sul caso Daewoo. Quando la popolazione malgascia, che fino a quel momento era ignara di ciò che stava accadendo alla sua terra, ne divenne consapevole, scoppiò un movimento di protesta violenta contro il governo, che fu destituito. Le proteste continuarono per quasi due mesi, con dimostrazioni e disordini vari, finché un colpo di stato militare mise fine a tutto, assumendo la guida dello stato.

Questo non è il solo caso di accaparramento di terre. Come la Daewoo, anche diverse banche italiane stanno orientando parte del loro business e dei loro investimenti in questa direzione.

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