Chi controlla il mercato dei semi? E come?

Precedentemente ti ho parlato dell’ accaparramento delle terre, ma c’è un secondo modo per controllare la produzione di cibo: il controllo del mercato dei semi.

Che tu ci creda o meno, il cibo è uno degli strumenti di controllo più potenti del Sistema, a livello economico e politico. C’è quindi qualcuno che ha interesse a decidere «se», «come» e «quanto» cibo farci arrivare.

semiIL MERCATO DEI SEMI 

Se non posso acquistare la terra di un contadino, come posso fare per controllarlo ugualmente? Controllo quello che lui coltiva!

Ogni anno il contadino deve piantare le sementi da cui far crescere cereali, verdure e ortaggi. Nell’immaginario comune, quando, durante la stagione, le sue piante avranno dato frutto, l’agricoltore conserverà alcuni dei semi. Per poterli ripiantare l’anno successivo.

Ma come funziona oggi il mercato dei semi?

Rispecchia ancora questo schema naturale vecchio di millenni? Non più.
Oggi le aziende produttrici di sementi hanno creato piante in grado di fruttificare una sola volta. Tali piantine daranno sì frutti o verdure buone, ma i cui semi non sono fertili, perciò inutilizzabili ai fini di una nuova semina. L’anno successivo, il contadino sarà costretto a ritornare a comprare altre piantine.

E se al posto della piantina, il contadino comprasse semi, la situazione sarebbe sempre di dipendenza. Quei semi produrranno per un solo anno, e poi saranno sterili.

Oggi il mercato dei semi a livello mondiale è dominato da tre società, che insieme detengono il 53% del
totale del mercato. Monsanto (che da sola detiene circa il 27% del mercato). Dupont e Syngenta (quest’ultima è uno spin-off di Novartis, la multinazionale svizzera produttrice di farmaci).

Come  hanno fatto queste aziende ad affermarsi e a imporre il loro mercato di semi brevettati e sterili?

Nel 1994, durante un incontro del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, su pressione degli Stati Uniti, venne fatta approvare una norma per la quale si sarebbero potuti brevettare anche gli organismi viventi. Cosa significa? Da quella data in poi, le aziende avrebbero potuto creare semi ibridi o geneticamente modificati e poi brevettarli. I loro semi, coperti da brevetto, non si sarebbero più potuti piantare senza l’autorizzazione della stessa azienda proprietaria del seme. Da quel momento, quindi, i contadini sono stati costretti a comprare annualmente i semi da piantare. Ma c’è di più.

Per ogni seme brevettato, le aziende vendono in abbinamento i loro fertilizzanti o pesticidi. Senza l’uso dei quali i loro semi difficilmente potranno essere produttivi. Per intenderci, un agricoltore che decide di piantare un seme Monsanto, non può usare un fertilizzante Dupont. Rischia di uccidere il suo seme. Dovrà usare il fertilizzante Monsanto. Per farlo deve firmare un contratto assai vincolante, che lo sottopone a diversi controlli. Ed è obbligato a ricomprare i semi di anno in anno.

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pannocchia-ogm-1024x682DALLA GUERRA AL CONTROLLO DEI SEMI 

L’idea di abbinare i fertilizzanti e i pesticidi ai semi brevettati trae origine dall’azienda Monsanto. Prima degli anni Settanta, la multinazionale americana faceva tutt’altro che sementi. Produceva prodotti chimici, tra cui il famoso Agente Arancio che, durante la Guerra del Vietnam, serviva a distruggere tutta la vegetazione dietro la quale i vietcong si mimetizzavano per infliggere dolorose imboscate all’esercito statunitense.

Quando poi la Guerra del Vietnam giunse al termine, con la delusione di tutto il popolo americano per le grandi energie impiegate e le perdite subite, la Monsanto capì che il mercato bellico si era di molto ridimensionato e dovette cercarsi un altro settore per creare un nuovo business. Lo trovò nel mercato agricolo, dapprima con i fertilizzanti, e successivamente con le sementi ibride e geneticamente modificate.

IL VENTO SPARGE I SEMI

I semi si spargono per via aerea: così la natura funziona da sempre. E se voi avete deciso di coltivare biologico, ma di fianco al vostro campo c’è il campo di un contadino che coltiva con i semi Monsanto, può succedere che un giorno, a causa del vento, vi ritroviate delle piante “brevettate” crescere nel vostro terreno a fianco alle vostre. E cosa succede se un ispettore della Monsanto le trova? Succede che vi denuncia, e vi obbliga a pagare una penale.

Successe, ad esempio, a Percy Schmeiser, agricoltore canadese, che nel 1997 fu accusato da Monsanto di aver piantato i propri semi brevettati di colza senza autorizzazione. In realtà, Schmeiser i semi se li era sempre rifatti da solo. Ma chi fece le ispezioni nel suo campo disse di aver trovato il 60% di piante di colza Ogm della Monsanto. Quella pianta era effettivamente coltivata nel terreno che confinava con quello dell’agricoltore canadese. Schmeiser finì in tribunale e la Monsanto vinse la causa.

Un caso più recente è quello che ha coinvolto l’agricoltore americano Vernon Hugh Bowman, dello stato dell’Indiana. Nel 2014 ha dovuto pagare a Monsanto la cifra di 84mila dollari come risarcimento. Anche nel suo campo furono trovate alcune piante coperte dal brevetto dell’azienda americana. E questi due casi non sono certo isolati, trattandosi di una prassi standard per le multinazionali delle sementi. Proprio a questo servono i brevetti.

Anche in Italia la situazione è simile. Chi firma un accordo per utilizzare sementi brevettate deve garantire di venderle esclusivamente ai rivenditori autorizzati, di non ripiantarle utilizzando i semi (perché sono brevettati!) e di permettere ispezioni del proprio campo, dei magazzini e della filiera di stoccaggio dei raccolti, anche fino a tre anni dopo la semina della semente brevettata.

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